Ogni volta che nasce un bambino si assiste al miracolo della vita che si rinnova, un evento che per verificarsi ha chiamato in causa l’intervento di forze ed intelligenze tali da ritenere che sia impossibile pensare alla vita e, quindi, alla nascita senza credere all’esistenza di una ragione per cui venire al mondo, a uno scopo ben preciso.
In molte filosofie, e spiccatamente in quelle orientali, si ritiene che quello della nostra vita attuale non sia un episodio isolato, ma un tassello di un vasto puzzle, un ingranaggio di un intero sistema, fatto di vite dietro vite, in cui ciascuno di noi è chiamato a mettersi alla prova per “bruciare” i propri aggregati psichici, spezzare le proprie catene e giungere a conquistare, quindi, la liberazione da ciò che ci mantiene su questo piano dell’esistenza, facendo infine “ritorno a casa”, reintegrandoci cioè al Piano Divino.
Qualunque propensione mentale, buona o cattiva che sia, rappresenterebbe dunque una catena da cui liberarci, non importa se di piombo o d’oro.
Questa Intelligenza Divina, dunque, selezionerebbe accuratamente quando, dove e da chi farci nascere, dandoci in tal modo l’opportunità di spezzare le catene che ci porteremmo dietro dalle vite precedenti.
Nascere, per esempio, in un contesto problematico e, in generale, molto limitante, impone un lavoro consapevole per il superamento di tali condizioni, sia a livello materiale sia soprattutto a livello psicologico, per fare in modo che la vita non sia più un susseguirsi puntuale di sventure, e che il mondo e le altre persone non rappresentino dei pericoli da cui sottrarsi; le ambizioni e le speranze, di conseguenza, non verrebbero più relegate al mondo dei sogni. La vita, da faticosa e pesante, diverrebbe finalmente fluida e ricca di opportunità.
Al contrario, chi nasce “con la camicia” potrebbe essere portato ad assumere comportamenti individualistici e competitivi, nonché a sentirsi superiore rispetto agli altri e a scegliere uno stile di vita all’insegna dell’edonismo e del cinismo: spezzare le sue catene dorate gli permetterebbe di ritornare all’essenzialità e al senso di fratellanza, abbandonando l’eccesso e la competitività.
Che si creda o meno al Samsara, la ruota delle innumerevoli esistenze secondo le filosofie orientali, quel che conta maggiormente è l'idea di liberarci dalle zavorre che ci impediscono di essere liberi, di amare noi stessi, il nostro prossimo e la vita stessa, prima ancora che il suo “Artefice”.
A tale scopo, lo psicoterapeuta americano di origini greche John Pierrakos, discepolo e collaboratore del più celebre Wilhelm Reich, negli anni ’60 del secolo scorso creò assieme al collega Alexander Lowen la BioEnergetica, disciplina che definì cinque differenti strutture caratteriali riscontrabili a livello psicologico e fisico, derivanti da altrettante Ferite sperimentate nei primi 5-6 anni di vita all’interno dell’ambiente familiare, o nei contesti più vicini e importanti a quell’età; tali Ferite orienteranno in modo ben preciso gli sviluppi caratteriali, fisici e comportamentali, e condizioneranno gli aspetti relazionali e di salute nel corso della vita.
Secondo la BioEnergetica, nel bambino, ancora privo di autosufficienza materiale quanto psicologica, la manifestazione della propria unicità va a cozzare con l’ambiente circostante: immaginiamo un bambino che sogna di imparare a suonare uno strumento, ma che nasce in una famiglia povera, che non asseconda i desideri del figlio, non consentendogli di mettersi alla prova ed esprimersi.
Come vivrà la sua vita da quel momento in poi? Continuerà a percepire la sua famiglia come luogo rassicurante, di protezione e di sostentamento, oppure come una prigione in cui è concesso fare solo poche cose ben precise?
Come vivrà le relazioni, soprattutto con quei suoi coetanei che, invece, possono dare libero sfogo alla loro innata curiosità per la vita?
Un bambino poco amato o letteralmente rifiutato, uno troppo controllato, o rimproverato e mortificato da chi ama, o ancora tradito nelle sue aspettative, o che non riceve il giusto riconoscimento per le sue qualità più autentiche, quale fardello finirà per portarsi dietro nel corso della sua esistenza?
Come vedrà, nel lungo tempo, modificarsi il proprio paradigma rispetto al figlio nato in una famiglia amorevole, che si è impegnata a non negargli di esplorare le sue risorse, curiosità e propensioni, e che ha mantenuto la propria affettività senza farla degenerare in esasperazioni come l’eccessiva apprensione, e che magari per le sue “marachelle” lo ha redarguito con saggezza e nella giusta dose, senza violenze fisiche, morali o atteggiamenti fin troppo lassisti e permissivi?
Quali saranno le sue future inclinazioni e che tipo di relazioni instaurerà con l’ambiente circostante, e con quali conseguenze per la qualità della sua vita e della sua salute?
Per rispondere a tutti questi interrogativi, i padri della BioEnergetica hanno individuato le cinque principali Ferite dell’animo umano, per quindi operare con maggiore consapevolezza al fine della loro guarigione.
Secondo la loro teoria, ogni Ferita comporta la creazione di una personalità specifica, una Maschera per meglio aderire al mondo e per consentire a ciascun “tipo” psicologico di schermarsi dal dolore che tale Ferita, mai rimarginata, continuerebbe a recare.
Anche le Maschere, al pari delle Ferite e dei tipi caratteriali, sono cinque, e il loro aspetto più dannoso è che il più delle volte le si è indossate spesso ed efficacemente, finendo per identificarsi con esse e dimenticando la propria reale identità.
Il problema, quindi, è doppiamente complesso: non solo i benefici indotti dall’impiego della maschera non nutrono la nostra essenza, ma l’oblio in cui la nostra vera identità è precipitata ci rende davvero difficile, oltre che sostanzialmente inutile, la riemersione di quel “relitto” da tempo sprofondato in fondo ai nostri abissi.
Ed è proprio per la guarigione dalle Ferite dell'Anima che il Laboratorio alchemico Aurum ha introdotto i cinque rimedi “My Healers”, pensati apposta per guarire le Ferite individuate dalla BioEnergetica.
Prodotti che condividono un nucleo-base, formato da tre potenti Fiori Australiani e da tre “Positive Healers”, rimedi pensati per risolvere specifiche problematiche e blocchi psicoenergetici nell’individuo; a questo mix potente di sei rimedi è stato aggiunto un nucleo-specifico diverso per ciascuna Ferita, consistente in un altro Fiore Australiano e la bellezza di altri cinque rimedi della linea “Positive Healers”.
Castalia ha approfondito ciascuna delle cinque Ferite con altrettanti articoli che troverai a disposizione nel nostro MAG, ma prova anche a consultare gli Aurum My Healers sullo shop dedicato: troverai delle ampie informazioni per ciascun rimedio, illustrato in ogni suo singolo ingrediente.