Ecovillaggi: speranza o illusione?

Diciamocelo apertamente: adesso anche molti di coloro che hanno vissuto in modo materialista e consumistico, magari anche in città affollate, hanno cominciato ad aprire gli occhi su quanto, al contrario, sia benefico condurre un’esistenza a ritmi meno frenetici, riprendendo il contatto con se stessi, con la natura e riscoprendo il concetto di ritorno ad un senso di comunità, di mutua assistenza.



Questa umanità cinica, per cui gli altri sono soltanto concorrenti da superare, il cui stile di vita si esprime alla perfezione nelle architetture verticali di palazzi, grattacieli, in cui il “super-attico” è il nuovo vertice della piramide sociale, si è poi trovata alle prese col lockdown, dispensatore di innumerevoli verità, spesso dolorose: niente spazi-vita, niente solidarietà, anzi tutti pronti a denunziare se per caso qualcuno metteva il naso fuori dalla porta o scostava la mascherina per una boccata d’aria.

Ed ancora niente luce del sole, niente frequentazioni con amici e familiari, niente lavoro e niente reddito, e si sa: nella società del consumo e dell’apparenza, non poter comprare è come non poter riconfermare la propria identità, ormai così strettamente connessa all’atto di consumare.

E che dire della qualità dei rapporti umani e dell’aumento, sempre in quel periodo, di separazioni e violenze domestiche?


Chi più chi meno, tutti ci siamo resi conto della necessità di un cambiamento, di ricominciare da chi siamo, da cosa sia la superficie che i nostri piedi calpestano ogni giorno e dal comprendere a cosa serva il sole oltre ad abbronzare la nostra pelle in estate, ed allo stesso modo tanti di noi hanno sentito per la prima volta la necessità di ritornare ad un mondo in cui vi sia un’economia, una società, uno stile di vita più orizzontale e comunitario.


Insomma, uscire da questo sistema economico, politico, sociale, è oramai diventato un bisogno, una forma di vera e propria legittima difesa, prima ancora che un desiderio, un auspicio.


Solo che…


In tutti questi mesi noi di Castalia siamo stati invitati a far parte di consessi di vario genere, da gruppi che progettano la costruzione di ecovillaggi o la creazioni di trust finanziari per l’indipendenza economica; da persone pronte a creare le proprie blockchain e cryptomonete a fervidi credenti in attesa fiduciosa di venire salvati, chi dal ritorno di Gesù e chi da alieni di presunte fratellanze intergalattiche, fino ai più canonici piccoli movimenti politici che miravano (abbiamo visto con che risultati) a cambiare il sistema “da dentro”, tentando di conquistare spazio e credibilità alle scorse elezioni.


Abbiamo messo il naso un po’ dappertutto e ci duole ammettere che ogni volta ci siamo, a malincuore, ritirati con il solito sapore amaro in bocca, perché come spesso accade, il desiderio più che legittimo di ciascun uomo di migliorare il tenore di vita e il destino collettivi, anche in quei casi andava a scontrarsi con una verità ancora più profonda di quelle in cui ci siamo imbattuti in questi ultimi mesi pieni di limitazioni, ingiustizie e crisi.


La Verità di cui stiamo parlando è, riteniamo, la Verità che sovrasta tutte le Verità, ed è la Verità della Coscienza di Sé.


La fuoriuscita dal sistema è un desiderio più che legittimo che ci auguriamo che tutta l’umanità finisca per avvertire, per quindi porre in essere un cambiamento epocale, ma questo desiderio di fuoriuscita manca di un quarto aspetto: al tavolo, potremmo dire, manca una gamba per potersi reggere in piedi, e se tutti quanti vogliono un nuovo sistema economico, politico e sociale, sono davvero in pochi ad avvertire un rinnovamento anche nelle proprie coscienze.


Ovunque siamo andati, infatti, si sono replicati “nel piccolo” i pessimi atteggiamenti che l’uomo ha nel grande “contenitore” che è l’attuale sistema in cui vive.


Che ne dite, facciamo qualche esempio?


In molti casi gli ideatori di quei grandi progetti hanno preferito dare la precedenza (e il biglietto di prima classe per salire a bordo) a uomini ricchi, o a figure in grado di portare maggiore visibilità al loro progetto, a chi aveva più followers sui social, o a chi già produce qualcosa di compatibile con le esigenze del nascente progetto, pressoché scartando (o richiedendo loro significative somme di denaro) i “non qualificati”.


Gli stessi promotori delle iniziative, poi, benché si autoproclamassero primus inter pares, non perdevano occasione per fare ampio sfoggio del proprio ego, per imporre il loro volere sugli altri, per usare le più becere tecniche di comunicazione strategica con fini spudoratamente manipolatori e, ovviamente, per dare ampia prova del fatto che, proprio costoro, i “capostipiti della Nuova Era”, avessero risolto ben poco dei loro condizionamenti, dei loro traumi passati, delle loro trappole egoiche e materialiste. Insomma, coloro che ci avrebbero (a loro detta) traghettato nell’Età dell’Oro si portavano dietro il piombo del loro passato.


Non che dall’altro fronte, cioè tra i “semplici” partecipanti, se ne siano viste e sentite poche, anzi, possiamo dire che la realtà è riuscita anche in quelle occasioni a superare l’immaginazione.


Dal rastafari in lotta perenne per la marijuana libera, manco fosse la chiave per l’evoluzione planetaria, al divoratore di porchette che auspicava di vivere di allevamento e di itticoltura; dal piacione che ci provava con tutte all’ideatore di crypto che insisteva per un network di affiliazione con struttura piramidale, e così via, di male in peggio.


Per farla breve: una lunga e pressoché oscena carrellata in cui alle brutture della società in cui viviamo, tutt’altro che abbandonate, si aggiungevano le brutture delle “nostre” fantasie più sfrenate sul futuro, come quella (sentita pressoché ovunque) per cui basterebbe dar vita a un’oasi di ecologia, solidarietà e pace per diventare tutti, chi prima e chi dopo, individui dotati di superpoteri e mettere al mondo degli esseri perfettamente onniscienti, o ancora (anche questa molto in voga) di poter vivere centinaia e centinaia di anni in stile Shangri-Laa.


Se diamo uno sguardo al passato, noteremo che vi furono movimenti e sistemi con origini e intenzioni nobilissime, ma che presto si trasformarono in incubi o in fallimenti totali, basti pensare all’eguaglianza proposta dal comunismo e alla sua triste fine, ovviamente strettamente connessa all'aspetto coscenziale, poiché  coloro che sposarono quella ideologia non si impegnarono a far evolvere le proprie coscienze al livello dei loro stessi ideali, finendo, come sempre, prigioniere dell’edonismo e della legge del mors tua, vita mea.

O ancora basterebbe riecheggiare i tempi della stagione del Flower Power, i cosiddetti “figli dei fiori”, e la fine che tutto il movimento ha fatto, tra gli odierni politicanti radical chic imborghesiti, le frange più estreme che hanno trasformato il loro ideale in violenza e soprattutto un’infinità di giovani che ha dissipato la propria vita ed il proprio potenziale a causa delle droghe psichedeliche, spinta dal desiderio di compiere "viaggi" per i quali non si era preparati a livello, appunto, coscienziale.


Senza Coscienza di Sé non c’è coscienza sociale e coscienza civica, e senza coscienza sociale e civica non ci può essere nessun nuovo sistema politico ed economico, ed è per questo che Castalia, anche a rischio di sembrare una voce disgregante proprio in questo periodo in cui ognuno è più isolato, abbandonato a se stesso e indifeso che mai, ribadisce il proprio slogan, quello cioè di lavorare sodo su se stessi prima ancora di intraprendere qualsiasi possibile cammino o iniziativa.


E poi chiediamoci bene una cosa: cosa vogliamo davvero, uscire dal sistema attuale o generare un mondo nuovo? Una coscienza non espansa risponderebbe “un mondo nuovo” ma il suo ego, impaurito, aggiungerebbe sottovoce “…ma per adesso mi accontenterei volentieri anche solo di mettermi al riparo dal sistema!”

Una Coscienza Espansa non avrebbe dubbi, e risponderebbe “Voglio un’Umanità Nuova”, perché concentrata in via esclusiva sulla chiave di tutti gli enigmi, l'Uomo.


Detto questo, noi di Castalia teniamo a specificare che non abbiamo nulla in contrario a trust, cryptovalute, ecovillaggi e altre forme di “mondo nuovo in progress” ma invitiamo tutti voi a stare bene attenti affinché non riscontriate in quei contesti almeno uno dei tanti campanelli d’allarme che hanno trillato forte alle nostre orecchie, come ad esempio:


La tendenza alle modalità “guru-discepolo”, ad ogni possibile pericolo “setta”, “club élitario” etc.;


* Che vi sia vera orizzontalità e democraticità nel prendere le decisioni (e non solo quella millantata nelle varie interviste rilasciate sul celebre “Tubo”);


* Che nessuno vi chieda soldi, il possesso di un “curriculum vitae” adeguato et similia;


* Che nessuno vi proponga di finanziare la vostra “quota di partecipazione” vendendo i suoi prodotti o presentando il progetto ad altri X amici (possibilmente danarosi e anche meglio qualificati di voi);


* Che nessuno straparli di tecnologie che non conosce e di cui non dispone, o assicuri di farvi conseguire poteri, libertà, privilegi che nemmeno lui possiede (e, se continua in quel modo, non possiederà nemmeno tra altre dieci vite).


C’è un detto che riteniamo più che emblematico e perfettamente calzante per questo genere di cose, ed è il seguente:


“La strada dell’inferno è lastricata di buone intenzioni”.


Le buone intenzioni, non lo neghiamo, sono indispensabili, e da quel che abbiamo avuto modo di vedere ci sono tutte, ma la Coscienza di Sé oggi latita quanto e come prima, ed è su quella che, riteniamo, dobbiamo continuare a lavorare.


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